LA GESTIONE DEI RIFIUTI NELLE EMERGENZE: il caso del COVID19 e l’economia circolare

In un periodo come quello che stiamo vivendo, in cui la nostra attenzione è rivolta prevalentemente alla verifica del nostro stato di salute, non dobbiamo dimenticare che ci sono delle azioni quotidiane che, anche se sembrano lontane dall’emergenza, sono altrettanto importanti e influiscono sul controllo della diffusione della specifica malattia.
Una di queste è la gestione dei rifiuti in ambito sia casalingo che cittadino.
A questo proposito ci si ricorda come in passato il colera, il tifo, l’ebola, la Sars e la Mers siano state agevolate in alcune zone del mondo, dalla cattiva o carente gestione di acque reflue e rifiuti.
I microorganismi vivono in funzione delle condizioni ambientali in cui si trovano, dentro e fuori dal corpo umano: temperatura, umidità, pH, luce solare (UV) e presenza di sostanze o altri microorganismi inibenti, sono alcuni dei fattori naturali determinanti per il controllo della diffusione del virus. Ma anche i nostri comportamenti e le nostre azioni possono essere altrettanto determinanti.
La gestione dei rifiuti è di competenza delle Regioni per quanto riguarda la pianificazione e le autorizzazioni all’esercizio degli impianti (autorizzazioni che possono essere delegate), mentre il servizio di raccolta, trasporto e trattamento è di competenza dell’Ente locale (Comune o Ambiti Territoriali Ottimali dove presenti) . Gli Enti locali a loro volta possono affidare questi servizi ad Aziende pubbliche e private, che devono ovviamente operare in osservanza della normativa nazionale e regionale. Nel caso di Padova la multiutility di riferimento è AcegasApsAmga, società del gruppo Hera, che opera nei settori ambientale, idrico e nella distribuzione di gas ed energia elettrica in Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Senza entrare nel troppo complesso e articolato quadro delle competenze in materia, la gestione dei rifiuti, considerata uno dei servizi fondamentali da assicurare alla propria comunità, così come in tempi normali anche in situazioni di emergenza rimane sotto la responsabilità dell’Ente locale che deve far fronte ai flussi straordinari dei rifiuti in termini quantitativi e qualitativi.
Il piano di emergenza che il Sindaco deve attuare (si tenga presente che il Sindaco è per legge l’autorità comunale per la protezione civile) dovrebbe contenere un piano di gestione straordinario per i rifiuti in funzione della specifica emergenza.
Ogni emergenza produce i suoi propri rifiuti, con caratteristiche che dipendono ovviamente dalla specifica calamità, che può essere naturale (p.e.: alluvioni, terremoti, cicloni, tsunami), indotta, spesso scelleratamente, dall’uomo (p.e.: guerre, terrorismo, esplosioni, incidenti di grande portata, crolli di strutture) o, come in questo caso, sanitaria (p.e.: pandemie, contaminazioni chimiche e biologiche, avvelenamenti su ampia scala).
L’emergenza COVID19 ha generato una vasta varietà di rifiuti, come mascherine, guanti, tute e altri materiali mono-uso utilizzati dagli operatori sanitari per la cura dei pazienti e per limitare la propria esposizione al contagio. A questi si aggiungono materiali monouso impiegati dai cittadini per la loro protezione sia in ambito lavorativo sia nelle limitate uscite dall’abitazione.
I rischi sanitari hanno poi comportato la sospensione della raccolta differenziata per le case in quarantena e nelle zone ad alto isolamento. La necessità di tutela degli operatori addetti alla raccolta, inoltre, sta portando a ridurre il loro numero, così che la raccolta differenziata viene spesso interrotta anche nelle zone a più bassa incidenza epidemica, dove non ci sarebbero motivi all’interruzione della raccolta differenziata.
Tutto ciò sta portando ad una significativa variazione della quantità e qualità dei rifiuti da smaltire che, da un lato può trovare impreparato il sistema di gestione dei rifiuti, ma dall’altro può portarci ad un ripensamento sulle nostre consolidate convinzioni in materia di impianti in generale e di economia circolare in particolare.
Gli inceneritori che hanno avuto spesso vita difficile nelle nostre comunità e che in molte province italiane sono assenti, risultano in questo momento un punto di forza per una gestione sostenibile e igienicamente sicura dei rifiuti sanitari e dei numerosi quantitativi di materiale mono-uso utilizzati in questo sfortunato periodo. Il sistema infatti, operando a temperature elevate (850-950°C) consente un’ottimale eliminazione degli agenti patogeni ed inoltre, data la presenza delle fosse di accumulo, consentono una certa capacità di stoccaggio per far fronte ai picchi di produzione settimanale. Allo stesso modo che dire della vituperata discarica che, laddove non ci sono inceneritori disponibili, svolge il ruolo prezioso di garantire smaltimento dei rifiuti generati in questo periodo? Come faranno le comunità che, in nome di politiche demagogiche ma che hanno poco a che fare con la vera circolarità delle risorse, hanno detto no a inceneritori e discariche?

Ci chiediamo quanti Comuni hanno predisposto piani di emergenza tenendo conto di una gestione straordinaria dei rifiuti che non debba appesantire le attività una volta ritornati alla normalità. Chissà se nella pianificazione regionale si è pensato che un inceneritore oltre a ridurre il volume dei rifiuti e a produrre energia sarebbe stato necessario per gestire una situazione di emergenza e chissà se in Europa, quando hanno scritto l’ultima direttiva sulle discariche, hanno pensato che una discarica può essere anche utilizzata come stoccaggio temporaneo per le emergenze e magari svolgere anche un’altra funzione importante nella chiusura del ciclo della materia come quella dello smaltimento delle scorie dopo l’incenerimento delle emergenze.
Così come hanno ben capito nei paesi in via di sviluppo, la sostenibilità ambientale non va solo declinata in termini di tutela delle generazioni future, ma anche in termini di garanzia di un futuro per le generazioni presenti.

In questa pagina è possibile scaricare il comunicato di AcegasApsAmga con le indicazioni per la gestione dei rifiuti domestici nel corso dell’emergenza COVID19, concordata con il Comune di Padova; di seguito una grafica esemplificativa di come fare la raccolta.

 




A cura di Maria Cristina Lavagnolo e Rachele Malesani, ICEA-Università di Padova